Il solito
21 agosto 2019
0

L’asfalto è per le macchine, per la velocità, per la comodità del quotidiano, esco, tappa a scuola riparto ufficio parcheggio spesa sport rotonde semafori… pozzanghere, smog, clacson, la solita inefficienza della viabilità lavori in corso la solita coda. Ma quando posso scegliere io faccio tappa in un bosco. È lì che trovo il silenzio e la pace e aria da respirare. Fresca. Nessuna presa a cui attaccare il cellulare. Nessun monitor su cui vedere notizie o immagini. È lì che trovo lo spazio per far correre i pensieri. La corsa a volte è solo il veicolo su cui far viaggiare la razionalità. Tutto ciò che va in stallo è destinato a morire anche quello che ai nostri occhi sembra immobile, in realtà segue una direzione, un movimento, a volte impercettibile ma costante. Siamo abituati a ragionare e a considerare solo il breve termine, mentre tutto attorno a noi si muove e si trasforma a ritmo di ere geologiche, di secoli, noi siamo quelli del 21esimo, verremo ricordati e raccolti in un unico fascio ed etichettati “quelli del digitale” ma cosa rimarrà della frenesia del twittare immediatamente il commento, della simultaneità, della foto instagrammata a tempo zero? Tutta questa presunta velocità ci rende una breve parentesi rosa tra l’inizio e la fine. Breve, e a volte superficiale. L’esperienza che ereditiamo dal passato ci insegna che per le cose buone ci vuole tempo. Il colore del grano, la maturazione al sole della frutta in estate, la lievitazione nella notte del pane, i nove mesi per un neonato, l’invecchiamento in barrique del buon vino, tutto tempo che ci da modo di desiderare e dare un senso. 

Dare un senso a quel che facciamo, lasciare un segno, questo è il compito che abbiamo e  quel che serve sono “le piccole cose”. È quel movimento impercettibile e costante che coinvolge anche te nei tuoi gesti piccoli e apparentemente inutili di ogni giorno.

Basta poco per tornare a sentire il brivido: un bacio con le mani attorno al viso, per la necessità di far capire che non vuoi che si allontani da te, mai più. Un lieve movimento degli occhi che seguono, anche senza volere, semplicemente perché non si riescono a staccare. Piccole cose che tengono in movimento emozionale, tensione di raggiungimento. La corsa ti tiene in movimento ma non solo banalmente le gambe i polmoni, l’addominale, il core, ma soprattutto la testa, il desiderio di migliorare, di raggiungere una meta, un obiettivo. Niente è più la stessa cosa, dopo aver provato l’inebriante stanchezza della corsa. La corsa è il veicolo su cui far viaggiare i pensieri e i desideri.

Tutto ciò che va in stallo è destinato a morire, l’acqua ferma soffoca, anche uscire e correre tutti i giorni ma anche due volte al giorno, se non è mosso da un desiderio, una necessità ma è solo il solito modo di tenerti in forma, di passare il tempo, ti può portare ad una situazione di stallo, di noia, di banalità, senza nemmeno accorgertene… il solito.

Desiderare è il segreto per ottenere. Anche desiderare di essere stanco, fisicamente svuotato, di incontrare o asfaltare qualcuno, di far vedere a tutti quanto stai bene, correndo.

L’abitudine ci nasconde il vero aspetto delle cose.

(Michel de Montaigne)