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L’ottavo nano
26 giugno 2017
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STOP Questa è la parola che non vorresti mai sentire, non rivolta a te per lo meno, non relativa alla corsa… son quelle cose che sai quando cominciano ma non quando finiranno. E soprattutto non sai quanto ti mancherà quell’incontro quotidiano con la corsa…

Però è uno scoglio emotivo che ogni runner deve imparare ad affrontare. L’infortunio. Non  piace a nessuno sentirlo dire ma a volte succede, certo vedendo la caviglia gonfia e tumefatta ci potevo arrivare da sola che forse non dovevo correrci sopra, ma va beh non sono mica un medico io!!! Che strano sentire quella voce che ho creduto amica così tante volte, quel tono compiaciuto e orgoglioso che mi riempiva di complimenti per i miei trigliceridi, soli come le particelle di sodio dell’acqua Lete, o per il mio colesterolo così basso da essere rinominato l’ottavo nano COLESTEROLOLO. Ora quella voce amica si è trasformata nel cupo rantolo che mi consiglia “UN PERIODO DI STOP” La perfettissima macchina nella quale son cresciuta e che mi accompagna da sempre in ogni mia avventura improvvisamente mi ha mollato sul più bello e si è inceppata. Non sapevo quanto fosse importante per me, ma ne avevo avuto il presentimento quando una volta mi son tagliata le unghie dei piedi in modo un po’ troppo aggressivo, e l’ho pagato ad ogni passo quel taglio punk di illice trillice &co… oppure quel mega raffreddore che mi ha investita il primo inverno da runner, io convinta di poter correre e poi stare a chiacchierare a zero gradi col sudore stile stalattiti sul collo, senza pagarne le conseguenze. Ma questa volta non vedo la fine, non vedo una luce dopo il tunnel, non prevedo una guarigione certa, questa volta è un casino. Questa volta, ho fatto un lungo giro fra i camici bianchi, prima di capire cosa c’è che non va, e ancora non lo so… non metabolizzo bene, il muscolo si consuma, non c’è equilibrio, forse modificando l’alimentazione…

“Ma quante volte esce? Ma quanti chilometri fa?  forse un periodo di STOP è quello che ci vuole!” Ma questi camici bianchi non muovono un passo per sport da anni, son di quelli che non fanno niente per niente, che ne sanno loro di quello che mi costa smettere di correre? Che ne sanno loro che basta una settimana ferma e devo ricominciare da capo? Che ne sanno loro che poi il passo degli altri del gruppo non lo recupero più e quindi questa settimana di STOP mi costa a conti fatti: fatica, noia, solitudine, sudore, insoddisfazione… e lo chiaman “riposo”? È una galera. Anzi no, sono agli arresti domiciliari e oltretutto SONO INNOCENTE!!

Ma non c’è niente da fare. Ora il tempo che dedicavo alla corsa lo posso dedicare a “pensare a dove ho sbagliato”.

 

Ho capito. Non mi ci è poi voluto tanto, forse sono più svelta di testa che di gambe.

E come esagerare. La sottile differenza fra lo sport e il fanatismo. Non avere altro pensiero che dove, quando, come correre… l’alimentazione studiata per essere più leggero e scattante, non bevo, non fumo, non faccio tardi, integratori…

E come emozione. Ecco tutto quello che dobbiamo cercare. Nient’altro. Nonostante sia difficile da gestire, ci destabilizza, ci travolge, ci trasporta.

E come equilibrio. Non nel senso di stare in equilibrio ma di “essere equilibrato”.

Vedi che in fondo non eri INNOCENTE?